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Il testo parla della funzione dell'educatore nelle situazioni dove occorre una protezione molto delicata e attenta di soggetti deboli. L'educatore qui rappresentato si colloca professionalmente in situazioni di sofferenza, di degrado, di grave incompetenza e lotta per recuperare risorse (personali e ambientali), per limitare i danni di un processo evolutivo compromesso. È l'operatore che non si arrende di fronte alle situazioni di svantaggio e di ingiustizia e si fa carico di rappresentare per quanto possibile l'adulto positivo, equilibrato, disponibile alla relazione, che dimostra fiducia nelle potenzialità dei giovani. Investe sul futuro delle persone e della società contro la tendenza generale a considerare solo il presente, è consapevole della sproporzione del compito: non rimedierà alle disfunzioni sociali, al degrado e all'incompetenza del mondo degli adulti né da solo potrà offrire una visione ordinata e rassicurante ai giovani che si preparano ad entrare nella comunità sociale. E proprio perché il suo mestiere a servizio delle persone sofferenti, emarginate, in difficoltà lo mette a contatto con situazioni dolorose e spesso connotate dall'ingiustizia e dalla disuguaglianza, l'educatore si sente caricato di un gravoso peso emotivo, intriso di sentimenti di rabbia e impotenza. A giudicare dalle appassionate testimonianze contenute nel libro, questi educatori non considerano il loro un compito ingrato, ma lo amano e ne vedono la straordinaria qualità umana.